L’intelligente Watson di IBM approda al cloud
Un ecosistema per sviluppatori di applicazioni e per reperire insiemi di dati
IBM si accinge a portare nel mondo cloud un protagonista di eccezione: il proprio sistema di intelligenza artificiale Watson, già noto per avere partecipato al popolarissimo quiz americano Jeopardy! – vagamente simile all’epico Rischiatutto di Mike Bongiorno, dove ha sbaragliato i campionissimi umani partendo da una base dati di quattro terabyte corroborata da sei milioni di regole logiche.
Watson Developers Cloud sarà un marketplace dove produttori di applicazioni di ogni genere potranno accedere alle risorse necessarie, tra le quali un toolkit da sviluppo, documentazione e interfacce di programmazione (API), per mettere a punto software in grado di sfruttare le capacità di Watson.
Sarà possibile inviare all’intelligenza artificiale (chiamiamola così anche se a rigore siamo di fronte a un caso evoluto di sistema esperto) insiemi autoprodotti di dati, oppure caricare contenuti già disponibili per l’analisi di Watson ed erogati dal Watson Content Store.
Nel 2014, con la partenza del servizio, saranno certamente disponibili dal primo momento almeno tre applicazioni powered by Watson:
- Expert Personal Shopper di Fluid Retail, un elaboratore di esperienze di shopping, che analizzerà il linguaggio umano nelle sue sfumature con la potenza caratteristica dei Big Data per trasformarsi in personal shopper e assistente alla clientela.
- Hippocrates di MD Buyline, specialista in forniture per ospedali e sistemi di assistenza sanitaria, che permetterà a medici e amministratori di prendere decisioni di acquisto migliori, più informate e più in fretta.
- CaféWell Concierge di Welltok, app per la creazione di itinerari intelligenti per la salute diretti ai consumatori. I quali potranno letteralmente conversare con il sistema ricevendo consigli per il benessere e la forma fisica, intanto che il sistema stesso continua a migliorare grazie all’apprendimento sistematico frutto dell’interazione con gli umani.
Che IBM creda nel cloud non è una novità e Watson è destinato a lasciare il segno in più di un campo. Tra l’altro il sistema continua a migliorare nelle specifiche dal primo lancio del 2011 e oggi i requisiti fisici secondo IBM si sono ridotti di tre quarti, a un singolo server Power 750 con Linux inserito in un ambiente cloud intorno. La nuvola può fare molte più cose di quelle che pensiamo.